mercoledì 23 marzo 2016

Caino e Caino, mano nella mano



Il loro passato remoto è un mistero. Quello recente, purtroppo, è drammatico. Cercare di capire perché due fratelli, di cui solo uno aveva fatto in tempo a compiere 30 anni, si fanno saltare in aria insieme è sconvolgente. Contro natura. Qualunque sia lo scopo. Caino e Caino mano nella mano. Per uccidere quanti più "Abeli" sconosciuti possibili. Per uccidere se stessi. E permettere, reciprocamente, che il proprio fratello muoia. Senza evitarlo. L'aridità di un cuore può arrivare anche a questo punto.
Ibrahim e Khalid avevano tre anni di differenza. Non si sa nulla della loro infanzia, a parte il fatto che entrambi sono nati a Bruxelles, la città in cui hanno scelto di morire portandosi via la vita di altre trenta e passa persone.
Non si sa se da bambini abbiano giocato insieme e a che cosa. Non sarebbe strano immaginarli così, quando nella loro testa non c'era ancora il tarlo dell'odio e del fondamentalismo. Mi risulta difficile pensare che uno non abbia difeso l'altro quando qualche bambino abbia fatto del male a uno di loro. Come succede con i nostri figli. Appare ovvio, comunque, che sono cresciuti insieme, che hanno seguito uno stesso percorso. Nel bene e nel male.
Non si sa quando le loro teste sono andate in cortocircuito. Non si sa nemmeno il perché, se sia stata un'educazione acquisita a casa oppure se abbiano frequentato, sempre insieme, il giro sbagliato. E' strano, in qualsiasi famiglia, trovare due fratelli così uguali.
Resta un'incognita anche quello che si dicevano, da fratello a fratello, quando parlavano a quattr'occhi. Come sarà stato il momento in cui hanno deciso di morire insieme. E se uno avrà mai detto all'altro: "No, io non voglio che ti succeda nulla". Come avrebbero fatto i nostri figli.
Se niente di questo è successo nelle loro vite, si può capire la potenza dell'odio. O dell'ignoranza, quell'arma che diventa letale nelle mani di una mente raffinata. E, personalmente, mi fa paura pensare di poter arrivare a provare quello stesso sentimento nei loro confronti, scendere così in basso, inaridire il mio cuore fino a quel punto. Diventare come loro.
Mi chiedo se, alla fine, non siano anche loro dei martiri. Non della causa di Allah, per carità, che, secondo me ha cause ben più nobili da difendere, non certo queste macellazioni collettive. Martiri della loro stessa causa, di quel vortice in cui sono entrati senza via di uscita ad un certo punto della loro vita, per diventare Caino con Caino, mano nella mano. Fantocci manovrati da qualche burattinaio molto più potente di loro, che, anziché immolare se stesso, manda avanti i suoi "soldati".



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