venerdì 4 marzo 2016
"Dove portano i passi che facciamo"
Il prismatico punta oggi su una delle zone più calde del pianeta. Scotta così tanto da quanto è calda che chi ci abitava prima che altri combinassero il più grande casino del Terzo Millennio scappa ovunque. Perché non ha più una casa né un futuro.
Anch'io oggi voglio scappare, ma dalla retorica, così facile e consueta in ogni mezzo di informazione da quando è esploso il fenomeno dell'immigrazione.
Parla per me un pezzo di Adriano Celentano su cui mi sono imbattuto oggi per caso, mentre lavavo i due piatti che sporco a mezzogiorno su quella tavola spoglia a cui mi siedo da solo in settimana, con Jessica Fletcher come unica compagna, Non è proprio uno dei brani più famosi del Molleggiato (chissà perché). E', sicuramente, uno dei più attuali, anche se scritto nel 2002. E, da un punto di vista musicale, anche meritevole per l'arrangiamento.
Era da poco in corso la guerra in Afghanistan. Doveva iniziare ancora la farsa irachena voluta dal patetico Trio delle Azzorre (Bush-Blair-Aznar). Se leggete i versi della canzone scritta da Luigi "Pacifico" De Crescenzo e da Philippe Leon noterete che il testo potrebbe essere stato scritto ieri, questa mattina addirittura. Nonostante siano passati 14 anni. Nulla è cambiato, se non le tragiche conseguenze di un conflitto sfuggito dalle mani ai mercenari del potere.
Se riuscissimo a dare una risposta alla domanda che ci pone il ritornello, a capire Dove portano i passi che facciamo, saremmo probabilmente in grado di evitare le grandi catastrofi umanitarie.
Ma vi invito a guardare un po' più in là. E a pensare se questo scenario di guerra descritto nel pezzo di Celentano non ci risulti fin troppo familiare nella nostra quotidianità. Con armi diverse, ma altrettanto taglienti. Mi permetto di segnalare quella che, a mio avviso, è la più letale di tutte: l'indifferenza, responsabile delle piccole catastrofi che vediamo (quando ci riesce) attorno a noi.
Buon ascolto, e buon week end.
E grazie per avere trascorso questa prima settimana insieme a me.
Fatevi sentire.
Il video:
https://www.youtube.com/watch?v=BAjcR2u3s_E
Il testo:
Nessuno sa il principio, nessuno sa il futuro,
oscuro come l'ombra contro un muro
arresa e consumata
ridotta ad un bisbiglio
la voce di una donna,
la foto di suo figlio
caduto in uno spasimo, rapito al suo cammino.
spezzato dentro a un piatto, pane e vino
dove portano i passi che facciamo... dove portano i passi che seguiamo
nessuno sa il principio, nessuno sa la fine
guardar marcire i frutti per masticare spine
nel buio delle viscere il morso del dolore
per gli occhi di un bambino cresciuto nel rancore
lasciato solo al bivio, trovato dal destino:
chi carica il cannone chi scappa nel mirino
dove portano i passi che facciamo
dove portano i passi che seguiamo...
nessuno sa il principio, nessuno sa il futuro,
che aspetta, come l'ombra
contro iun muro
e non sarà un bastone nè il fumo di un fucile a fare forte un uomo,
a farlo meno vile
gli basterà una lacrima, limpido segnale che può sentire amore,
che può fuggire il male
gli basterà una lacrima, visibile cammino dal fono della notte al
chiaro del mattino
dove portano i passi che facciamo... dove portano i passi che seguiamo.
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