mercoledì 30 marzo 2016
L'Europa certifica la trappola degli stage
Ora lo dice anche l'Unione Europea: l'abuso che si sta facendo di stagisti e tirocinanti nelle aziende ha raggiunto limiti insopportabili. Per loro, sfruttati a condizioni che noi definiremmo, allegramente, "da cinesi", e per chi, rimasto parcheggiato dal mercato a causa della speculazione, non riesce più a reinserirsi perché, appunto, ci sono stagisti e tirocinanti a mandare avanti la baracca.
L'ultimo rapporto in materia che arriva da Bruxelles (The experience oh traineeships in the EU) dovrebbe mettere in imbarazzo quegli imprenditori senza scrupoli che spremono i ragazzini in cerca di un'occasione per poi buttarli via a fine stage, a discapito della qualità di ciò che si fa e di chi la garantiva, forte della sua esperienza. Tranquilli: non saranno così fessi da passarsi una mano sulla coscienza.
Cosa dice la Commissione Europea in quel dossier? Rileva che il numero dei ragazzi impiegati in uno stage o in un tirocinio è cresciuto in modo esponenziale, complice una crisi che da tempo puzza di marcio. I compensi sono ridicoli, l'impegno è quello di un lavoratore dipendente. "Perché così imparano davvero un mestiere", si difendono i datori di lavoro. "Perché così le aziende campano a costi minimi", accusano i sindacati, che aggiungono: "Non c'è un cane che controlli quello che succede all'interno delle imprese". Non voglio prendere a tutti i costi le difese dei sindacalisti (primi responsabili del fatto che non ci sia un cane che controlli quello che succede). Ma, a memoria, in 33 anni di lavoro, non ricordo di avere visto qualcuno che abbia verificato se, in effetti, come stabilisce il D.L. 138/2011, un'azienda abbia un solo stagista per ogni cinque lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, due per le società che impiegano tra sei e 20 dipendenti fissi, oppure, nelle realtà più grandi, una soglia che non superi il 10% dei lavoratori a tempo indeterminato.
Non ho visto neanche un solo controllo sull'effettivo affiancamento di un tutor, nemmeno quando gli stagisti vengono impiegati in turni superfestivi (Natale, Capodanno, Pasqua, 1 maggio, Ferragosto) per risparmiare sulle maggiorazioni dei lavoratori dipendenti. Ho visto solo che venivano rimproverati quando sbagliavano mentre svolgevano quel lavoro da soli. Recita il citato D.L.: "Il soggetto promotore e l'ospitante devono garantire la presenza di un tutor/referente per seguire il tirocinante nel corso dell'esperienza". Mah...
E ho visto anche come venivano buttati via a fine stage, per fare spazio ad altri universitari volenterosi. Quando, dopo un anno al massimo, erano diventati bravini, dovevano sgomberare la scrivania.
Ho visto, pure, caricare sulle loro spalle il peso di un lavoro che dovrebbe fare chi potrebbe garantire più qualità, data la sua esperienza, ma che, proprio per questo, costa di più. D'altra parte, la legge dice che lo stipendio minimo di un tirocinante è di 300 euro lordi. Non sono mai stato bravo in matematica, lascio a voi il calcolo di quanto guadagnano all'ora.
Dài, mi impegno: otto ore al giorno, cinque giorni la settimana, sono 40 ore. Per quattro settimane fa 160 ore al mese. 300 euro diviso 160 fa un euro e 87 centesimi l'ora. Mandereste vostro figlio a lavorare per nemmeno due euro l'ora? Con tanto di turni, alba e sera, senza maggiorazione, trasporto, e pasti? Sapendo che tale indennità - come impone il solito decreto legge - "è da configurarsi come reddito assimilato a quello di lavoro dipendente", cioè su cui pagare un mucchio di tasse?
Dieci ragazzi valgono quasi quanto un professionista assunto come Dio comanda. Ma lavorano dieci volte di più, qualità a parte. Vuoi mettere?
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