giovedì 24 marzo 2016

Karadzic: ieri macellaio, oggi dilettante del terrore


Di questi tempi, la notizia della condanna di Radovan Karadzic a 40 anni per il macello perpetrato nell'ex Jugoslavia negli anni '90 ha, indubbiamente, un valore aggiunto. L'operato dell'ex presidente serbo, ritenuto colpevole dal Tribunale Penale dell'Aja di genocidio e di crimini contro l'umanità per il massacro di almeno 8.000 musulmani a Srebrenica e per l'assedio a Sarajevo, è il simbolo di ciò che si può arrivare a fare per soddisfare la propria fame di potere: la pulizia etnica, la distruzione di tutti coloro che rappresentano la diversità e, pertanto, costituiscono una minaccia ai propri schemi, ai propri punti saldi. La Storia è piena di personaggi come questo ex psichiatra, oggi 70enne. E dico "è" piena, non "era".


Karadzic, attraverso il suo braccio armato Ratko Mladic, già capo di stato maggiore dell'esercito serbo, fece annientare la popolazione maschile di religione musulmana, ma non risparmiò la vita di molte donne (spesso violentate prima di venire uccise) e di centinaia di bambini. Eppure, oggi, prima della lettura della sentenza, non ha esitato a dire: "Ho sempre lottato per mantenere la pace, prevenire la guerra e limitare la sofferenza delle persone, a prescindere dalla loro religione". Meno male. Chissà cos'altro avrebbe combinato se, anziché un padre della patria difensore del quieto vivere, fosse stato un vero nemico.


Il caso ha voluto che Karadzic sia nato nel 1945, lo stesso anno in cui venne aperto il Processo di Norimberga contro i gerarchi nazisti, ritenuti responsabile del più grande sterminio del XX secolo. Una triste classifica che vede al secondo posto proprio quello perpetrato dall'ex presidente serbo. Almeno negli anni '90.


Oggi, purtroppo, Karadzic può essere considerato un dilettante rispetto ad altri dittatori ancora al potere, protetti dagli interessi delle più grandi potenze mondiali. In cinque anni di guerra civile, sono morte in Siria quasi 300mila persone. La cifra è approssimativa: due anni fa (il 7 gennaio 2014) l'Onu ha ufficialmente comunicato di avere interrotto la conta delle vittime. Evidentemente, si saranno persi.
Nessuno, ovviamente, ha intenzione di pagare per questi crimini. Ma, cosa ben peggiore ed altrettanto ovvia, nessuno ha intenzione di farli pagare a nessuno. Anche perché il capro espiatorio (per quanto abbia la sua parte di responsabilità) è stato identificato nell'Isis. Non ci sarà un solo capo di Stato che abbia il coraggio di far traballare gli equilibri mondiali per far fare al presidente Bashar al Assad la fine dell'egiziano Mubarak o di altri ormai ex leader arabi: guai a fare arrabbiare gli alleati di Damasco.


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