Colgo lo spunto di un articolo trovato sul quotidiano spagnolo El Mundo. Parla di un possibile parallelismo (legame virtuale?) tra il più che probabile candidato repubblicano alla Casa Bianca, Donald Trump, e il nostro ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Entrambi di destra, entrambi miliardari. Entrambi molto abili, capaci di muovere folle di seguaci. Entrambi con un carisma così raro da non piacere a priori a nessuno ma di raccogliere milioni di voti (che puntualmente verranno rinnegati quando si chiederà per strada: "Ma Lei l'ha votato?"). Pietro, il pescatore, rinnegò tre volte il suo Maestro prima che cantasse il gallo, poi diventò il suo primo martire. Milioni di italiani (dentro e fuori il Parlamento) hanno rinnegato il loro Cavaliere prima e dopo che cantasse Apicella. Anche molti di loro sono diventati, in qualche modo, dei martiri...
Pensavo a cosa hanno di diverso questi due paperoni della politica. Una, Silvio mi perdoni, è sicuramente la capigliatura. Folta e apparentemente disordinata (e soprattutto vera) quella del facoltoso aspirante presidente americano. Trapiantata, a tratti dipinta, perfettamente ordinata, quella dell'ex premier italiano. L'altra (Silvio, ti prego...) l'altezza: 188 centimetri separano la cuspide di Trump dal pavimento (senza contare i capelli), 165 quella di Berlusconi (senza contare i tacchi). Altro non mi viene.
Perché guardando il loro profilo politico sono più le similitudini che le differenze. Trump, come Silvio, si dimostra un amico delle "società chiuse", dei ceti ben protetti da chi è diverso da loro e può minacciare il loro benessere. Il programma del miliardario di New York è basato sulle barriere, più che sulle aperture (non cito le parole di Papa Francesco che già conosciamo). Forse perché, essendo un magnate del settore immobiliare, è più abituato a vedere dei muri alzati. Il miliardario di Arcore...caspita, che coincidenza!
Trump non vuole gli immigrati. Ai suoi comizi urla: "Make America great again!" Berlusconi si allea storicamente con la Lega Nord, a cui la parola "immigrazione" fa venire l'herpes, e, ai suoi comizi, urla: "Forza Italia!".
Trump difende l'idea di un'America armata per difendersi dal terrorismo internazionale o dal ladro di polli. Berlusconi ha tra le sue fila tale Maurizio Gasparri, uomo che in passato non è stato certo un pacifista e la cui fobia per i delinquenti lo ha portato recentemente a scambiare il cantante dei Doors Jim Morrison per un rapinatore slavo. Inoltre, il Cavaliere, si allea storicamente con la Lega Nord, che spinge a uccidere i ladri anche quando la legittima difesa è piuttosto incerta. Quella Lega che si bacia sulla bocca con Marine Le Pen, del Front National francese, con Vladimir Putin (intimo di quel Berlusconi che odia il comunismo e i comunisti),
Cosa potrebbero insegnare gli antiberlusconiani italiani a Hillary Clinton per sconfiggere Donald Trump? Il giornalista Andrea Rizzi, su El Mundo, suggerisce un paio di dritte. La prima: se l'avversario punta sui sentimenti, il fatto di proporre soltanto degli argomenti troppo razionali potrebbe non bastare. La seconda: demonizzare e ridicolizzare potrebbe essere controproducente. Colpire il leader dell'altra fazione, conclude Rizzi, significa colpire e umiliare le loro legioni.Il che potrebbe avere degli effetti devastanti.
Ps.: domani vi dico del prismatico...

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