venerdì 11 marzo 2016

Il Tempio da rifare ed i mercanti da cacciare


"Distruggete questo Tempio e in tre giorni lo farò risorgere". Tre giorni, per un uomo che, per quanto Papa, non ha la capacità di Gesù di rispettare una propria profezia, sono piuttosto pochi per rifare "il" Tempio. Tre anni, però, anche se non ancora sufficienti, sono serviti a Jorge Mario Bergoglio a far crollare alcuni dei pilastri su cui si appoggiavano i mercanti di "quel" Tempio per evitare di cedere sotto il peso delle loro miserie umane. E a cimentare le colonne su cui costruire la Chiesa che l'arcivescovo di Buenos Aires ha sempre sognato, e che molto somiglia a quella descritta dal Vangelo: la Chiesa dei poveri, degli ultimi, dei dimenticati. Non quella delle credenze facili, alimentate dal mercimonio che si è creato attorno ad un Papa amato dal popolo fin dal primo giorno e, per questo, balzato di colpo sulle bancarelle dei moderni mercanti del Tempio. Dalle "coroncine elettroniche di Santa Chissacché" annunciate in tv con tanto di messaggio di Francesco registrato chissà dove ed in offerta speciale (ma Bergoglio lo sa?) alle infinite Strade dei Miracoli televisive che, puntata dopo puntata, portano tutte in Vaticano. Altroché rovesciare i tavoli... "La Mia casa sarà chiamata casa di preghiera, ma voi ne fate un covo di ladri..."



La simbologia del cambio della guardia avvenuto tre anni fa in Vaticano è pazzesca. L'11 febbraio 2013 il Tempio si autodistrusse affinché fosse rinnovato con una struttura più solida, in grado di reggere il peso dei cambiamenti sociali che Joseph Ratzinger, per sua tradizione culturale e per evidenti motivi di età, non era più capace di supportare. Ratzinger, che in uno dei migliori titoli giornalistici che io abbia letto in vita mia venne definito da Il Manifesto "Il pastore tedesco", fu eletto nel tentativo di dare una certa continuità al tradizionalista Pontificato di Giovanni Paolo II. Il suo principale avversario nel conclave era proprio Bergoglio. Nei corridoi vaticani si racconta che sia stato lo stesso cardinale argentino a chiedere "per favore" di non votarlo. Troppo forte l'attaccamento alla sua arcidiocesi, troppo lontana la sua mentalità da certe logiche ecclesiastiche con le quali, otto anni dopo, fu chiamato a convivere. Per rifare il Tempio. Perché il Papa non era morto. Non era nemmeno risorto, non rientrava nei suoi poteri. Ma, in un certo senso, era tornato in vita più forte, dopo l'autodistruzione del Tempio. Per dare al mondo una nuova forza a sostegno dei poveri, degli ultimi, dei dimenticati. Come recita il Vangelo, fino a prova contraria unica fonte di ispirazione di qualsiasi credente, a maggior ragione di chi custodisce la fede cattolica.





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