Due anni fa fu suor Cristina Scuccia a dare uno scossone alla trasmissione, a far spalancare la bocca ai coach quando si girarono sulla loro poltrona e, increduli (o bravi attori, a seconda di quanto fosse stato già preparato) si trovarono in abito da suora tutt'altro che una svitata. Non la solita ragazzina che scimiottava Sister Act (ahimé, anche se sorella Cristina ci è poi cascata nel cliché proponendolo in teatro) ma una suora vera. Il suo era un messaggio, disse. Voleva approfittare della platea per proporre, con la sua voce, con il suo entusiasmo, con la sua frizzante simpatia, uno stile di vita. Di lei ha immediatamente parlato il mondo intero, stupito quanto la Carrà di vedere una religiosa nella tana del diavolo. Ha vinto Cristina sul Maligno. Anche se di lei si sono perse le tracce. Come vuole la tradizione dei concorrenti italiani di The Voice.
Quest'anno, altro pugno allo stomaco. Diverso, ma che, comunque, promette di avere il suo momento (più o meno lungo) di notorietà. Questa volta si tratta di Kimia Ghorbani, una donna iraniana di 31 anni, incinta, a Bologna da quasi 4 anni, reduce dall'Onda Verde con cui si chiedeva nella Repubblica islamica una cosa che a noi sembra scontata: la libertà. Kimia si è presentata proprio con un velo (non a caso) verde che, dopo l'esibizione, ha voluto togliere, mentre chiedeva, appunto, libertà. Libertà di poter cantare da sola, cosa che l'ha portata in carcere più volte nel suo Paese. Libertà per chi, come lei, è vittima di violenza quando manifesta la propria opposizione al regime degli Ayatollah. Libertà per le donne persiane (lei rivendica lo Stato della Persia) che nel loro Paese contano meno di zero.
Kimia, che non sarà una cantante di successo in Italia, dove le qualità etniche sono mode che vanno e vengono, ha proposto il suo messaggio in tv pochi giorni dopo che l'Iran ha votato verso il riformismo del presidente Hassan Rohani e del suo predecessore Hashemi Rafsanjani. Un voto che, per la prima volta nella storia della Repubblica, ha portato 15 donne in Parlamento (e altre cinque sono in lizza al secondo turno).
Non è una sconfitta definitiva per l'ingessato e ambiguo regime iraniano. Ma è un passo avanti per far sì che Kimia possa tornare nel suo Paese, cantare da sola dove le pare senza paura di finire in manette e far crescere la sua creatura all'insegna di quello che ieri sera ha chiesto davanti al malefico tritacarne dei talent show televisivi: la libertà.
Vi allego lo spezzone della sua esibizione tratto dal sito di
Rai News, per chi fosse interessato ad ascoltarla.
http://www.rainews.it/dl/rainews/media/The-voice-Kimia-la-voce-dell-iran-oppresso-bfbab041-9b34-4172-b498-4c25f2027f61.html
A domani.


Nessun commento:
Posta un commento