giovedì 17 marzo 2016
Colpe presunte ma faccia tosta indiscutibile
Per me è sempre stata valida (e lo è tuttora) la presunzione di innocenza. Cioè, nessuno può essere ritenuto colpevole di un reato finché non sia dimostrato, con sentenza definitiva, il suo reale coinvolgimento nella vicenda losca oggetto di indagini. Vale per tutti, almeno per quelli che non vengono colti con le mani nella marmellata.
Credo anche nel senso di opportunità delle persone per bene. Se uno lo è davvero (persona ber bene e opportuno) deve nel modo più assoluto evitare di alimentare inutili sospetti. Mia nonna diceva sempre: "Non basta essere onesti, bisogna anche dimostrare di esserlo".
Non so se la giustizia brasiliana (che non ha davanti a sé difficoltà molto diverse da quelle presenti in molti Paesi europei, anzi) riuscirà a fare piena luce sulla vicenda che da qualche giorno ha coinvolto l'ex presidente carioca Luiz Inacio Lula da Silva, accusato di corruzione nell'inchiesta su presunte mazzette e benefici erogati a suo favore dalla compagnia energetica Petrobras per appalti conniventi (tutto il mondo è Paese). Fin qui arriva la presunzione di innocenza. Che, però, Lula cerchi di proteggersi dall'arresto dietro la carica di ministro è una palese scelta inopportuna, per non dire un atto di maiuscola faccia tosta. Per di più, ministro per la Casa Civile (esiste anche un discastero per case incivili...?). Lui, accusato di appalti sporchi, a capo del Ministero per la Casa civile. Sarebbe come nominare il senatore Dennis Verdini (oggi condannato a 2 anni, con pena sospesa, per corruzione negli appalti della Scuola dei Marescialli di Firenze) alla carica di ministro delle Opere Pubbliche. O Fabrizio Corona come Garante della Privacy.. La corda in casa (civile) dell'impiccato.
La colpa, vera o presunta che sia, e l'opportunità. La prima parte da un fatto commesso o non commesso. L'altra è una questione di stile. Non si deve stupire, allora, l'ex capo di Stato brasiliano se migliaia di persone scendono in piazza a gridare "Vergogna!" Potrebbero anche non ritenerlo colpevole di avere intascato robuste bustarelle o di trovarsi dall'oggi al domani proprietario di un ranch e di un appartamento di fronte al mare senza avere sborsato un real. Che qualcuno gli pagasse l'affitto e lui ne fosse ignaro?
Non deve stupirsi affatto l'ex presidente Lula se la gente, per quanto la sua condizione sociale sia migliorata nell'ultimo decennio, vede ancora troppe favelas in giro e viene a sapere che il suo "benefattore" sarebbe entrato (sarebbe, presunzione di innocenza) in un giro di corruzione per vivere come un nababbo. E, una volta chiamato a dare delle spiegazioni, si protegge dietro lo scudo di un ministero gentilmente offerto in modo carnavalesco dall'amica Dilma Roussef, attuale presidente, per evitare le manette.
La magistratura di Brasilia ha bloccato oggi la nomina di Lula (che lui stesso si era affrettato a ufficializzare con un giuramento lampo). Nelle strade, sostenitori e oppositori dell'ex leader se le danno di santa ragione. Il tutto a pochi mesi dalle Olimpiadi, la seconda grande manifestazione internazionale affidata al Brasile dopo gli ultimi Mondiali di calcio. Il mondo avrebbe piacere di pensare (e il diritto di sapere) che, dietro questo evento, non ci sia nulla da rimproverare a nessuno. Ci siamo capiti.
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